Nuraghe Sisini - Senorbì - Sardegna


Scritto da gea-staff
pubblicato il 13/12/2016
Categoria: archeologia
Letture: 775 ( Aggiornato il: 16/04/2024 08:05 )
archeologia
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Su Nuraxi di Sisini su trova a sud dell’omonima frazione appartenente al comune di Senorbì a circa 200 m di altezza.

Attualmente si ritiene che il monumento appartenga alla tipologia di nuraghi a tancato dove le torri affrontate si raccordano tra loro grazie a due ali di muratura rettilinea.
Questo nuraghe, a differenza degli altri a tancato, presenta delle peculiarità come ad esempio il fatto che è il mastio che ingloba la torre secondaria, mentre solitamente è quest’ultima che si appoggia al mastio inglobandolo, inoltre presenta una simultaneità di fasi costruttive nei tre volumi in cui si articola che risulta estranea agli altri monumenti simili.

Le condizioni attuali in cui versa il monumento rendono difficile una sua chiara lettura, ma l’accuratezza con cui sono stati messi in posa i conci e l’eleganza formale che lo contraddistinguono potrebbero indurre a paragonarlo ad altri famosi monumenti come il nuraghe Is Paras di Isili e il Piscu di Suelli.
Proprio quest’ultimo monumento potrebbe fornirci delle indicazioni per quanto riguarda la struttura della camera principale de Su Nuraxi Sisini, infatti, da una parziale lettura dei resti della struttura a tholos, non si evidenziano nicchie e il corridoio d’accesso risulta rifinito e molto ampio.
La torre principale, come già evidenziato, parrebbe costruita in fase con le due ali di muratura rettilinea, la sua tecnica costruttiva è tipica della fase nuragica evoluta (come ad esempio il tempio in antis e il pozzo sacro del Santuario Nuragico di Santa Vittoria di Serri, o l’area sacra di “Su Monte” a Sorradile) eseguita anche grazie all'espediente dell’utilizzo di un concio sagomato ad angolo che favorisce l’incastro tra i due paramenti murari.
Le due pareti divergenti che si concludono con un angolo netto, partendo dalla torre principale stringono una probabile torre secondaria nel suo diametro massimo.
L’ingresso al monumento non è visibile, nella maggior parte dei nuraghi a tancato l’ingresso al “cortile” avviene da una delle cortine laterali, anche a Su Nuraxi di Sisini è probabile che l’accesso avvenisse in una di queste strutture, infatti il fianco orientale risulta più spesso rispetto a quello occidentale, questo potrebbe fare ipotizzare la presenza di un’apertura architravata con due nicchie contrapposte; inoltre potrebbe essere possibile l’ingresso dalla torre secondaria posto in asse con quello della torre principale.

Breve storia degli studi
Il nuraghe fu oggetto di attenzione già dagli anni ’40 del 1900 in seguito alla sua menzione nella tesi di laurea di uno studente di Guasila, Silvestro Ghiani, al quale si deve anche la stesura del primo schizzo planimetrico, successivamente ripreso da Giovanni Lilliu che ne ravvisò la similitudine planimetrica con i tempio a pozzo di Santa Vittoria di Serri; negli anni ‘70 fu studiato da Vincenzo Santoni che realizzò un nuovo rilievo planimetrico, pur riconoscendo la similitudine con il tempio di Serri, egli escluse un contesto abitativo - religioso, data la presenza di una tomba dei giganti nelle immediate vicinanze (oggi non più esistente) che faceva invece supporre un insediamento civile articolato in nuraghe, villaggio e tombe megalitiche.
Sempre Santoni riprese il discorso negli anni ’90 e inserì il monumento nel quadro insediativo tipico della Trexenta a partire dal Bronzo Medio, accostando la particolare perizia e cura del corpo a tholos con quella del mastio del nuraghe Piscu di Suelli.

Successivamente vi furono diversi studiosi che si cimentarono nell’interpretazione della struttura ciclopica della Trexenta, tra i quali spiccano G. Ugas che lo datò al Bronzo Recente per ragioni stilistiche, G. Bacco che lo accostò ad alcuni particolari tipi di nuraghi a tancato come Sa Domu ‘e S’orku di Sarroch dopo aver individuato l’esistenza di una probabile torre minore raccordata con la principale, con la quale è in asse, tramite due braccia murarie e, infine, E. Contu che ritenne il monumento un pozzo sacro o una capanna e ipotizzò la presenza dell’atrio quale adattamento tardivo dovuto ad un cambiamento di funzione dello stesso monumento.


Fonte
Testo e foto: Sergio Pianti

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