La battaglia di Macomer - 19 maggio 1478


Scritto da gea-staff
pubblicato il 16/10/2017 aggiornato il 18/10/2017
Autore: Giulio Ledda
Categoria: murales
Letture: 1770 ( Aggiornato il: 06/10/2024 19:05 )
murales
Credits:

L'opera murale è stata realizzata ad ottobre 2017 dall'artista Giulio Ledda a Macomer (Sardegna) in memoria della famosa battaglia del 19 maggio 1478. Un scontro durissimo, svoltosi nella piana tra Borore e Macomer, fra il Marchesato di Oristano, guidato da Leonardo Alagon, e il Regno di Sardegna, capeggiato dal vicerè Nicolò Carroz.

L'intervento artistico è stato realizzato con la collaborazione della ProLoco, il patrocinio del Comune di Macomer e il benestare della Soprintendenza Belle arti.


La nuova e imponente opera murale (6x6 metri) dell'artista Giulio Ledda ci riporta alla memoria la storica battaglia del 19 maggio 1478, combattuta a pochi chilometri dal castello di Macomer e che vide affrontarsi, da un lato, Leonardo Alagon, (4°) Marchese di Oristano, e dall'altro, la Corona d'Aragona capeggiata dal vicerè Nicolò Carroz. Una scena carica di pathos e dai colori suggestivi che lasciano trasparire il furore bellico dello scontro di quella tragica giornata.

Vi riportiamo il racconto dell'episodio estratto da Proto ARCA SARDO, De bello et interitu Marchionis Oristanei, a cura di Maria Teresa Laneri.

<< … Fu strage da entrambe le parti e ovunque effusione di sangue: in questo frangente furono proprio i Sardi a dare, da par loro, prova di grande valore in battaglia. Tuonarono terrificanti le urla dei combattenti, volarono saette e sassi, furono scagliate torce infuocate e palle di piombo; accecati ormai dal furore bellico, non si curavano neanche più di scegliere il proprio bersaglio: tiravano in aria, provocando nel cielo una violenta tempesta di dardi che poi precipitavano a pioggia, e ne cadeva una tale miriade che la polvere sollevata da terra a un certo punto oscurò completamente la scena, proprio come se su quella battaglia fossero calate le tenebre; neppure i soldati chiusi nell’ammorsamento nemico si astenevano dall’usare le armi: con la lotta e col sangue tentavano disperatamente d’aprirsi un varco. Scudi in frantumi, corazze ed elmi passati dalle spade, petti trafitti, volti e membra coperti di sangue, mani e braccia amputate; si può dire, nessuno cadde in battaglia senza aver prima ferito di spada o aver ucciso qualcuno.
E così, in un sol giorno, i Sardi furono quasi sterminati dagli stessi Sardi: fra loro non vi era nessuno che non avesse la spada grondante sangue … >>


Breve excursus storico

Per risolvere la disputa tra gli Angiò e gli Aragona legata al controllo sulla Sicilia, nel 1297, il papa Bonifacio VIII costituì il Regno di Sardegna e Corsica e lo consegnò al re d'Aragona in feudo perpetuo e con licentia invadendi, cioè la "libertà" di invadere le due isole militarmente e costituire di fatto il Regno.
All'epoca la Sardegna era divisa in quattro giudicati: Torres, Gallura, Cagliari ed Arborea. Fatta eccezione per il Giudicato di Arborea, già vassallo della Corona di Aragona, negli altri tre regnava la supremazia della Repubblica marinara di Pisa e Genova che avevano aiutato i sardi a liberarsi delle invasioni barbariche arrestando l'espansione islamica.
Nel 1410 il Giudicato di Arborea venne trasformato in marchesato di Oristano e contea del Goceano.

La battaglia

Tutto ebbe inizio nella primavera del 1470 quando Leonardo Alagon ereditò dallo zio materno Salvatore Cubello il marchesato di Oristano. 
In quel periodo gli Alagon rappresentavano una delle più antiche e illustri casate d'Aragona, ma questa successione venne aspramente contestata dal vicerè del Regno di Sardegna, Nicolò Carroz, che ne rivendicava i diritti.
Di lì a poco, gli screzi fra le due dinastie si inasprirono quando Leonardo si rifiutò di promettere in sposa la figlia Eleonora al figlio del vicerè, Dalmazzo. Un rifiuto che spinse il Carroz ad occupare con la forza Oristano, ma venne duramente sconfitto nella battaglia di Uras il 14 aprile 1470.

Questo scontro "interno" spinse persino il re di Aragona Giovanni II ad intervenire cercando di placare gli animi trovando un accordo per porre fine alle ostilità. Accordo che lo stesso Alagon rifiutò occupando i castelli di Monreale e Sanluri e ponendo sotto assedio Cagliari.
Una semplice disputa dinastica si trasformò, in breve tempo, in una vera e propria guerra fra il Marchesato di Oristano e il Regno di Sardegna.

Nel 1472, a fronte anche dell'intervento del re Ferdinando I di Napoli, la Corona riconobbe pieni diritti agli Alagon sul Marchesato e concesse loro anche il privilegio di non sottomettersi al vicerè. Ne scaturì una pace apparente che però durò poco, in quanto il Carroz riprese le ostilità con varie guerriglie.
Fu necessario un altro intervento della Corona che, per porre definitivamente fine alle ostilità, propose una tregua imponendo a Leonardo d'Alagon il pagamento di una somma di denaro in cambio dell'omaggio feudale. Il rifiuto categorico di Leonardo costrinse il sovrano a dichiarare la dinastia Alagon come "ribelle", requisendole il feudo e condannando tutti a morte (1477).

Gli scontri si conclusero il 19 maggio 1478 nella piana tra Borore e Macomer, nei pressi del castello di Macomer (scena immortalata nel murale, ndr). 
La sanguinaria battaglia combattuta eroicamente dalle truppe di Leonardo durò tutto il giorno e segnò la disfatta degli Alagon. Al fianco degli aragonesi parteciparono anche le truppe sassaresi sotto il comando del Capitano Angelo Marongio. Leonardo tentò di fuggire imbarcandosi in una nave "amica" da Bosa, direzione Genova, ma il comandante lo tradì portandolo a Palermo e consegnandolo, insieme a tutti i suoi familiari, all'ammiraglio aragonese Giovanni de Villamari. Da qui Leonardo venne arrestato, condotto in Spagna e incarcerato nel castello valenzano di Xàtiva dove morì nel 1494

La sconfitta degli Alagon segnò definitivamente la fine del Marchesato di Oristano e il dominio incontrastato della Corona su tutta la Sardegna. Il titolo di marchese, infatti, venne assunto direttamente dal re di Aragona e le terre vennero spartite fra i catalani.
Il Marchesato venne "amministrato" dalla Corona fino all'arrivo dei piemontesi nel 1720.






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