San Gavino: Un murale come spunto di riflessione


Scritto da gea-staff
pubblicato il 09/07/2018
Autore: Mauro Patta
Categoria: murales
Letture: 4521 ( Aggiornato il: 19/03/2024 11:05 )
murales
Credits: Diego Magrì

L'opera murale, intitolata Si morit su pastore, è stata dipinta a maggio 2018 dall'artista atzarese Mauro Patta inaugurando la nuova stagione artistica di San Gavino Monreale (Sardegna), nel cuore del Medio Campidano.

Nel puro spirito del muralismo sardo l'intervento artistico, oltre ad abbellire una parete del paese, mira a denunciare una piaga che coinvolge tutta la Sardegna, da nord a sud, sensibilizzando l'opinione pubblica su una tematica "calda": l'inquinamento ambientale

Il titolo dell'opera prende spunto da una frase di un saggio scritto dal giornalista e storico sardo Francesco Casula.


Con questo intervento San Gavino, attraverso le pennellate dell'artista atzarese Mauro Patta supportato dall'Associazione Cultura Skizzo, ha regalato alla comunità una nuova pittura che inaugura la stagione artistica 2018 e, al contempo, lancia uno spunto di riflessione e discussione su una tematica fortemente sentita in tutta l'isola: l'inquinamento ambientale. Un argomento dalle sfaccettature sotto certi versi oscure perchè, se da un lato il tema infiamma gli animi della popolazione, dall'altro è avvolto da un alone di silenzi, frasi ed azioni che tendono a sminuirne gli effetti o - in taluni casi - persino a fare orecchie da mercante.
Ma andiamo con ordine.

Come è nata questa collaborazione con l'Associazione Skizzo?
Mauro: << Era da molto tempo che con i ragazzi dell'associazione avevamo concordato un mio intervento ma non riuscivamo mai a far combaciare i nostri impegni per una serie di attività già programmate. Quest'anno, finalmente, ci siamo riusciti. >>
E continua:  << Quando mi avevano contattato per la prima volta mi avevano sottolineato che si erano innamorati delle mie pecore e, visto che anche a San Gavino c'è una grande cultura per la pastorizia per via dei desulesi stanziati in zona fin dagli anni 70/80 [1], abbiamo deciso di fare un gregge di pecore. >>

L'opera però non si limita a esaltare ed omaggiare una storica tradizione locale che ancora oggi rappresenta con tutto il suo comparto il nucleo del prodotto interno lordo dell'isola, bensì, attraverso alcuni particolari inseriti ad hoc, mira a puntare i riflettori su una piaga che affligge l'intera Sardegna. Una piaga iniziata negli anni 60/70 e che, con il passar del tempo, sta mettendo a rischio un "patrimonio secolare" che spazia dall'economia alla cultura. Come ha sottolineato il noto storico e giornalista sardo Francesco Casula in Pastori e Pastoralismo in Sardegna: "Se muore il pastore e la pastorizia non muore solo una delle tante figure sociali o un comparto economico ma la Sardegna intera: il suo etnos, il suo universo culturale, artistico e rituale". Ed è proprio da questo saggio che deriva il titolo del dipinto murale di Mauro Patta: Si morit  su pastore morit sa Sardigna intrea.
 
Se di primo acchito si rimane incantati ed affascinati dalle pecore curate nei minimi dettagli, in modo quasi maniacale, con un'osservazione più attenta si possono scrutare alcuni particolari "importanti" come, ad esempio, le etichette dipinte nelle orecchie di ogni pecora con il simbolo della tavola periodica degli elementi di alcuni metalli pesanti inquinanti: uranio, alluminio, piombo, amianto, etc..
E' proprio da qui che trapela il profondo significato del murale che tenta di far riflettere e, magari, discutere sulle conseguenze dell'inquinamento e dell'avvelenamento a cui viene sottoposta quotidianamente la Sardegna sia a causa dei poligoni militari che delle fabbriche sparse su tutto il territorio. Un inquinamento legale, promosso e supportato dallo Stato centrale, e uno abusivo, figlio di quella regola che spinge molte aziende a massimizzare i profitti a discapito dell'ambiente (discariche radioattive e non, bonifiche mai effettuate, parametri di sicurezza non rispettati etc..) e della salute dei cittadini.

Solo per rendere l'dea, basti pensare che in Sardegna vengono svolte circa l'80% di tutte le esercitazioni militari nazionali, che sono presenti circa il 60-65% delle servitù militari nazionali per un'estensione pari a 1/5 della costa sarda e, proprio per questo motivo, vietate alla balneazione (risorse sottratte agli stessi sardi e ai turisti, ndr). Senza dimenticare i giganteschi poli industriali, simili a cattedrali nel deserto, sovvenzionati dallo Stato e poi abbandonati, oppure le centinaia di miniere realizzate con la conseguente devastazione del territorio, anch'esse chiuse ed abbandonate, spesso senza bonifica.
L'inquinamento bellico spesso deriva dalle esplosioni e dal materiale inesploso sparso sul suolo; effetti devastanti che si amplificano ed estendono con la complicità dei forti venti presenti nell'isola. Stessa cosa vale per l'inquinamento industriale: decenni di contaminazione con costanti emissioni di fumi e polveri ricche di sostanze volatili e cancerogene come metalli pesanti o di idrocarburi leggeri e pesanti.
A farne le spese in prima linea sono, oltre al suolo e alle falde acquifere che contaminano le colture, gli stessi animali come ad esempio quelli destinati al pascolo (da qui l'ispirazione e il collegamento artistico, ndr). Un danno ambientale che si ripercuote sulla salute dell'uomo compromettendo, sistematicamente e quotidianamente, l'intera catena alimentare.

Avete mai sentito parlare dei neonati di Escalaplano, degli ovini nati con malformazioni, delle morti premature, delle mutazioni genetiche o della nota sindorme di Quirra? Questi sono solo alcuni esempi delle conseguenze devastanti di questo inquinamento ambientale.


Mauro: << Volevo evidenziare il problema dei metalli pesanti che vengono rilasciati continuamente in Sardegna, in modo abusivo e non. Il tutto visto (e vissuto) secondo la prospettiva degli animali, in questo caso le pecore che sono tra le prime vittime di questo inquinamento. Inoltre, per rimarcare il concetto, ho dipinto ogni pecora in una posizione "non casuale": sono disegnate come se fossero in posa, ferme, con uno sguardo severo verso di noi, quasi a giudicarci. >>


Al di là di tutto, una cosa è sicura. 
Quando percorrete le vie di San Gavino e vi imbatterete in quest'opera murale, oltre ad apprezzarla per la cura dei dettagli, il vostro pensiero andrà - anche solo per pochi secondi - a questo aspetto crudo e devastante figlio di una politica permissiva e spesso assente. 
Se pensate sia una problematica che non vi riguardi, beh, iniziate a pensare - ad esempio - al vostro prossimo pranzo. Sapete da dove proviene quell'alimento? Se è animaleda dove si è alimentato o abbeverato? Se è vegetaledove è stato coltivato, con quale acqua è stato innaffiato?

Buona riflessione...


Curiosità

A differenza delle altre opere realizzate in paese l'artista Mauro Patta, anche in questa circostanza, ha adoperato gli smalti ad acqua per esterni satinati. Questa tecnica consente, in primo luogo, di non usare solventi (quindi non emana cattivi odori e sostanze nocive, ndr) e genera una pellicola che aderisce meglio alla superficie, senza bolle. Un altro vantaggio dello smalto è che mantiene una porosità che permette alla parete di traspirare e far evaporare l'umidità consentendo all'opera murale di resistente più a lungo nel tempo.


Approfondimenti

[1]: Migrazione dei pastori barbaricini: 
Una statistica riporta che nel 1961 gli addetti nel settore agropastorale nel Sulcis erano il 60% della popolazione attiva. Solo 10 anni dopo, agli inizi degli anni 70, questa percentuale si abbassò al 20%. La causa era direttamente imputabile a quel fenomeno denominato "corsa alle miniere" che spinse la popolazione ad abbandonare le campagne a favore dell'attività mineraria. Un cambiamento che si ripercosse sul valore economico dei terreni che si svalutarono drasticamente. Fu in questo contesto che i pastori barbaricini, come i desulesi, approfittarono delle condizioni vantaggiose e diedero vita ad un fenomeno di migrazione verso le vallate del sud ovest della Sardegna. Incluso San Gavino.



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Riferimenti /Ringraziamenti

Mauro Patta - Facebook
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Se vuoi conoscere la storia della Sardegna con la nascita delle grandi fabbriche e dei poligoni militari, leggi:  Sardegna: sintesi di una lunga storia di colonialismo

Leggi il saggio di Francesco CasulaPastori e Pastoralismo in Sardegna



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Se in zona sono previste visite guidate "autorizzate" vi consiglio vivamente di prenotarle per una full immersion fra colori, informazioni e curiosità (alcune volte trovate i loro banner in questa pagina).
La maggior parte delle associazioni investono le quote dei biglietti per finanziare e sostenere ulteriori progetti di riqualificazione artistica urbana.
Quindi, approfittatene!

PS: Ovviamente non dimenticatevi di seguire l'artista o chiedere ulteriori dettagli e/o curiosità direttamente a lui! >>
Diego Magrì (gea-staff)
 
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