In-ludere: giocare contro. Tributo a Genny Cesarano - Napoli


Scritto da gea-staff
pubblicato il 29/05/2018 aggiornato il 07/06/2018
Autore: Paolo La Motta
Categoria: statue e sculture
Letture: 1438 ( Aggiornato il: 27/04/2024 10:05 )
statue e sculture
Credits: nerobianco_settezero

La scultura in bronzo è stata realizzata dall'artista napoletano Paolo La Motta, con il supporto della Fonderia nolana Del Giudice, e donata dalla Fondazione della Comunità San Gennaro alla città partenopea nel settembre 2016 in ricordo della giovane vittima di camorra, Genny Cesarano, ucciso il 6 settembre 2015 durante un agguato nel rione Sanità.

L'intervento prende spunto anche da un discorso pronunciato da don Giuseppe Rassello, il "prete coraggioso" del rione Sanità calunniato dalla camorra alla quale "strappava" quotidianamente le giovanissime leve.


La scultura in bronzo è stata realizzata dall'artista Paolo La Motta con il supporto della Fonderia nolana Del Giudice, su commissione della Fondazione della Comunità San Gennaro, e collocata nella piazza antistante alla chiesa di Santa Maria della Sanità, nel luogo dove tragicamente venne assassinato il giovane Genny Cesarano il 6 settembre 2015 a seguito di un agguato di camorra.

Come afferma lo stesso artista: << L'opera si ispira alle parole pronunciate dal cuore di un uomo straordinario che ben conosceva questi luoghi e che tanto ha fatto per il quartiere Sanità, don Giuseppe Rassello, ma anche dalla presenza di Genny, ragazzo eccezionale al quale la Sanità ha rubato la vita. >>

Vi riportiamo alcuni punti salienti del discorso tratto dal libro S. Severo fuori le mura: carme in prosa di don Giuseppe Rassello che ha ispirato la nascita di questa scultura:

<< In-ludere, ovvero giocare contro. Opporre all'inevitabile l'imprevedibile, e credervi, e sperarvi con tutta l'anima. Farsi gioco dei fatalisti, come dei realismi, e formulare questo simbolo: Dio è la Libertà assoluta. Egli è l’imprevedibile.
Perchè lì dove cessa la tua potenza di in-ludere, dove l'altro ti lascia solo giocare solo per pietà, o per ridere, lì non esiste Dio. [..]
Illusione, dolce chimera sei tu! Chi sa che da queste mura off-limits della cività non nasca la rivoluzione e la storia.[..]
Utopia. Dicono tutti che ciò che succede qui non succede in nessun posto. In breve, sanità è utopia. Noi della Sanità ci rifiuteremo sempre di essere analizzati, "capiti",  "spiegati", "aiutati", colonizzati. Rifiuteremo la miserabile elemosina dei "colti" [..].
Ci fidiamo. Ma, attenti, ci fidiamo di fare cose grandi. Il successore del vescovo Severo (Corrado Ursi), è convinto che un giorno cambieremo nome: da Sanità a Santità [..]. Questo che scrivo è dedicato a tutti.
Ai bambini, innanzitutto. Offendetevi ancora bambini, dignitosamente, se vi chiamano scugnizzi [..]
Ai ragazzi e ai giovani. Ai più imprevedibili, cioè ai più liberi. [..]
A voi, ragazzi, affido l'illusione. Giocate, e giocate contro, non morirete. [..] 
A voi adulti, lavoratori e lavoratrici, papà e mamme.
Adulti disillusi, abbiate la fede di illudervi ancora. Per i figli. [..]
A voi anziani. Sacerdoti della cultura. Principi della saggezza. Non perdete la vostra nobiltà. [..] Giocate con i bambini, discutete con i giovani, pacificare gli adulti. Solo la vita e l'illusione sono sacre. Il resto appartiene alla morte. >>

Una della frasi di questo discorso dedicato al rione, "A voi, ragazzi, affido l'illusione. Giocate, e giocate contro, non morirete", è stata scolpita dall'artista in una delle travi come citazione e ricordo.

<< Ho conosciuto personalmente sia Rassello che Genny - ci racconta Paolo La Motta - ed è di loro che voglio parlare e a loro dedico il mio lavoro. L’ opera vuole rappresentare l’imprevedibile. >> 

<< Sono nato, cresciuto e soprattutto mi sono formato alla Sanità >>, ci precisa La Motta, << e grazie a persone come Don Giuseppe Rassello, il Don Milani della Sanità, ho scoperto la bellezza non solo dei luoghi ma anche delle persone. Poi, come in tutte le zone anche alla Sanità non mancano le ombre, anzi i respiri, gli squarci di cielo e le “ionde” di luce. La violenza è una difesa non un attacco.

Se vivi alla Sanità sei un diverso. La camorra fa da padrona, si sparano, si delinque ovunque. E' questo che racconta la cronaca, cosi come è successo per Genny: morire a 17 anni colpito da un proiettile, vuol dire essere affiliato alla camorra. E' vero sono brutte storie ma spesso vengono condite con luoghi comuni al punto tale da far aleggiare su questo quartiere marchi ghettizzanti e ipocriti. Crescere in questo quartiere non è semplice. Pensa che anch'io da ragazzo, quando mi chiedevano di dove ero, per evitare di essere "etichettato", rispondevo di Capodimonte. >>

Qualche anno fa Genny partecipò ad un laboratorio di ceramica organizzato dal pittore e scultore Paolo La Motta. Aveva solo 10 anni e, proprio in quell'occasione, l'artista gli dedicò un ritratto:
Rtratto GennyRitratto Genny
Paolo La Motta: << Ormai sono più di 15 anni che porto avanti un laboratorio di ceramica in un semiconvitto alla Sanità e mi ritrovo a lavorare spesso con i cosidetti bambini a rischio. Il mio è un lavoro al qual devo tanto. Ho la possibilità di interagire e di cambiare, per quanto è possibile, il destino di queste creature. E' la cosa più bella mi potesse capitare! Esistono anche i Miracoli. La Sanità, infatti, è un luogo di miracoli ma anche di tragedie.
Un volto di un bimbo della Sanità è bello come la facciata del palazzo San Felice. Nel tempo il mio studio si è riempito di volti che scrutano, di occhi così limpidi da specchiarsi, ma anche di sguardi inquieti e irrequieti come ad esempio quello di Genny Cesarano, che ho ritratto all' eta di 10 anni >>.

E proprio da questo ritratto dallo sguardo vispo e penetrante che l'artista, a distanza di anni, ha preso spunto per delineare la fisionomia della nuova statua inaugurata il 6 settembre 2016, ad un anno preciso dalla scomparsa di Genny. Una scultura che sembra richiamare - stilisticamente e storicamente - il realismo del Pescatorello dello scultore Vincenzo Gemito (1876): 

                  Pecstorello Vincenzo Gemito

Come Gemito aveva raffigurato un classico "scugnizzo" napoletano in bilico sopra uno scoglio alle prese con alcuni pesci vivi, così La Motta ha raffigurato un giovane alle prese con un equilibrio precario sopra alcune travi.

Paolo La Motta: << Storicamente una statua viene dedicata ad un eroe. In questo caso non si vuole rappresentare o effigiare qualcuno ma si vuole evocare un sentimento, sottolineare una speranza. Un monumento all’ illusione, al giocare contro, che nasce dal significato della parole in-ludere e dalla memoria.
Protagonista dell’ opera è la figura di un bambino che ha - inevitabilmente - le sembianze di Genny; un Genny pre-adolescente, fermo all’età nel quale lo ho conosciuto e ritratto. >>

<< Un’ opera pubblica - sottolinea La Motta - nasce per essere fruita dalla collettività, per rappresentare la memoria di un uomo, di un gesto, di un evento che va trasmesso e conservato per le generazioni future >>. E la straordinarietà di questa scultura è proprio questa. La collocazione in quella piazza è una specie di testimonianza, un ricordo che lo rende eterno. Potrà sembrare strano ma la presenza di questo ragazzino sembra essere ancora lì, fra le vie di quel rione che lo ha visto nascere e crescere. >>

Nella scultura l'artista ha realizzato due tavole aperte al centro che ricordano lontanamente la chiusura di un sacrario, aperto successivamente come simbolo di una avvenuta resurrezione. Sopra le travi sono state realizzate delle lettere sparse che, allineate visivamente, compongono la parola: Sanità. 
Seduto fra le lettere è stato scolpito il giovane Genny che tenta di mantenersi in equilibrio mentre è intento a disegnare una lettera, la consonante "T",  la quale sovverte il significato delle cose e trasforma la parola da Sanità in SanTità. Così come Corrado Ursi, autore del binomio sanità-santità, profetizzava.

Scultura Genny

<< Il ragazzo - precisa La Motta - gioca contro la gravità, l’equilibrio precario e il suo gesto e la sua azione sono al limite del possibile >>.

Fra quelle travi si nota anche un pallone schiacciato ed incastrato: da un lato rappresenta il simbolo del gioco per eccellenza soprattutto fra i giovani, e dall'altro simbolo di una libertà negata, di una infanzia demolita.

<< Un'altra lettura - aggiunge l'artista - potrebbe essere quella che forse il bambino è salito sulla struttura semplicemente per liberare il pallone per poi continuare a giocare. Infatti, osservandolo da vicino, viene istintivo il gesto di liberarlo che poi, altro non è, ciò che tentava di fare Genny. Ma è difficile. E la stessa impresa si trasforma in gioco. Il gioco nel gioco, appunto >>. 

Per concludere, vi lasciamo con un ultimo commento da parte dell'artista:
<< Per la Sanità Genny si è trasformato in un simbolo di innocenza e giustizia. Oggi mentre passeggi per il rione, ad un certo punto, ti ritrovi di fronte a questa statua che lo raffigura. Proprio lì, in quella piazza dove il corpo di Genny ha respirato per l'ultima volta. E' una presenza viva. E sono orgoglioso di questo perchè ho avuto il piacere e l'onore di realizzarla >>.


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